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La forza reattiva, incessante, del pensiero poetico si manifesta, in questa strana e in qualche modo grandiosa "Gioia di vivere", in un procedere per violenti scossoni e sterzate, che sono prova di una inquieta energia attiva. Un'energia debordante che in Giancarlo Majorino si rinnova a ogni uscita, in una sorta di perenne giovinezza che ci coinvolge sulla pagina, che ci chiama a una partecipazione morale, che non ci dà tregua, nella sua capacità di profonda lettura critica del reale e del nostro tempo, come è rarissimo che avvenga in poesia. Un reale, quello su cui Majorino incalza, che va dalle vissute tensioni quotidiane alla vicenda di una società civile sempre più in bilico tra profusione di eccessi e vacuità totale. Ma l'atteggiamento del poeta è decisamente aperto al possibile, fiducioso nella positiva tensione irrinunciabile dell'arte, della poesia, tanto da fargli affermare: «scrivendo mi sento ogni volta portato in salvo». E certo non si tratta di una salvezza-rifugio, bensì di una fedeltà inattaccabile alle fasi di una personale avventura intellettuale, condotta sempre con fierezza e nobiltà d'animo. E in uno stile, come in questo nuovo capitolo, frenetico e franto, violento e trasgressivo, spigoloso e aggressivo, che nulla concede ma che mai si risparmia, nella generosa verità vitale del suo porsi.